28 marzo 2020

COVID-19: test per tutti


Vo' Euganeo è il paese in provincia di Padova che nel 2020 è divenuto tristemente famoso per essere il primo comune in Italia a registrare una morte per COVID-19, il 28 febbraio 2020.

Vo' è tornato poco tempo dopo sulle pagine dei giornali, anche esteri, (ad esempio il Guardian inglese) per essere stato sede di un esperimento unico in Italia di contenimento del COVID-19 attraverso il campionamento di tutta la popolazione residente.

Innanzitutto, riporto la fonte più vicina alla fonte primaria che sono riuscito ad individuare, la digitalizzazione di un documento della Azienda Zero della Regione Veneto.

La notizia è stata commentata anche sul Corriere della Sera, in un articolo del 15 marzo:
Coronavirus e «tamponi on the road»: perché non si fanno a tutti?

Image by mohamed Hassan from Pixabay

Dato che questa notizia forse non ha avuto il risalto che meritava, vorrei farle eco, qui nel mio blog, cercando di capire se effettivamente se ne può trarre qualche conclusione utile per la popolazione generale, o se debba rimanere una notizia da archiviare negli annali della medicina.

L'Azienda Zero,  che nel sito istituzionale non descrive la propria missione, secondo questo sito, sarebbe istituita nell'ottobre 2016 da Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, per essere "un unico ente in grado di orchestrare nel migliore dei modi gli acquisti, la formazione del personale, l’accreditamento delle strutture private e il monitoraggio dei costi standard delle Ulss venete".

La responsabilità di un ente regionale è sicuramente un passaggio importante, perché da quando la Sanità è stata demandata alle Regioni, (anni 1990 e riforme avvenute sulla base della legge delega 23 ottobre 1992, n. 421), non possiamo più aspettarci una direzione unica per tutto il paese Italia, ma tante reazioni e strategie decentrate regionali.Tanto che, in molte sedi, si è rappresentato l'esperimento come iniziativa del Presidente della Regione Luca Zaia.

Lo studio, finanziato dalla Regione con 150mila euro, è stato affidato al Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova diretto dal professor Andrea Crisanti.

L'esperimento riflette l'opinione di molti virologi che qualunque strategia efficace di contenimento parta dal campionamento intensivo e l'individuazione dei focolai, che siano individui, centri abitati o regioni.

E' (o era) un esperimento sostenibile in Italia? Facciamo due conti:

150.000 euro / 2800 test = circa 54 euro / test.

Questa cifra corrisponde alla cifra riportata da altre fonti (es. l'articolo del Corriere citato), di circa 30 euro a tampone. Più in generale i reagenti di kit PCR costano all'ospedale dai 20-30 euro in su, ma a questi sono da aggiungere i costi del personale che raccoglie e che analizza il campione, il costo del medico refertante, il referto stesso (che ad oggi non appare dematerializzato), e lo smaltimento del tampone (che è un rifiuto speciale, e state tranquilli che la mafia ci sta guadagnando).



Alla data del 27 marzo, in Italia abbiamo dichiarato circa 400.000 test eseguiti (fonte Wikipedia, articolo COVID-19 testing in inglese).

30 euro x 400.000 test = 12.000.000 euro



Come vedete dall'immagine, siamo molto vicini all'investimento fatto in Corea del Sud, che però, per una rigorosa gestione dell'isolamento individuale dei positivi, ha abbattuto il numero dei positivi di circa dieci volte.

Le due popolazioni non sono direttamente confrontabili, ma il messaggio è chiaro: i test li abbiamo fatti qui e lì.
In Italia in generale,  abbiamo aspettato che si ammalassero e avessero i sintomi.
A Vo' e in Corea del Sud il campionamento generalizzato fatto subito ha consentito di identificare e isolare il contagio in tempi rapidi.

Torniamo alla domanda: sarebbe stato sostenibile in Italia?

Supponiamo di aver potuto fare un campionamento a tappeto, su un italiano ogni cento, ossia 60M/100 = 600.000 test, avremmo speso 30 x 600.000 = 18.000.000 di euro, probabilmente sostenibile, visto quello che abbiamo già speso.

Ma chi avrebbe potuto organizzare e autorizzare questa spesa? Nessuno, perché la Sanità è Regionale, e non c'è un coordinamento nazionale efficace.
E siamo capaci di gestire le emergenze e la disseminazione delle informazioni in Italia? Neanche.
E abbiamo il controllo del territorio? Nemmeno, basta guardare da quanti anni lottiamo con la criminalità organizzata.


Dal report e dai dati disponibili fin'ora vediamo che fino a 45 anni, abbiamo sei volte meno la probabilità di infettarci e di esssere portatori.

Per la mia generazione e più giovani non ci sono grossi problemi di salute, ma la vecchiaia e l'immobilità di questa nazione si ripercuotono pesantemente sull'economia e sulla qualità della vita.

Quindi, prepariamoci ad un lungo decorso, con strascichi economici e impatti sociali pesanti. Il ticket questa volta è grosso e le rate andranno avanti per mesi.