17 novembre 2017

Ho la testa fra le nuvole

La nuvola del titolo è il cosidetto Cloud, cioè quell'aggregato di tecnologie che ci consentono di tenere i nostri dati 'su internet', di scrivere blog come questi, di 'affittare computer' e 'spazi internet' che non abbiamo idea di dove siano fisicamente.

Se la mia vita informatica si trova su Dropbox o su Google Docs, e se il mio blog è ospitato qui o su Wordpress, e utilizzo i calcolatori virtuali di Amazon, so di aver delegato la custodia delle mie cose e le mie attività a un terzo.

illustrazione di Sergio Fedriani



In misura maggiore o minore sarò, come migliaia di altri, dipendente da quei terzi, dal mio collegamento ad internet, e dalle condizioni economiche e politiche del mondo che condividiamo.

Se salta qualche elemento, probabilmente quei dati non saranno più accessibili a me, e forse a nessuno vicino a me.

Richard Stallman è uno dei guru informatici che predica contro questo stato di cose, cercando di mettere in allerta quelli che incoscentemente si affidano a terzi su cui non hanno controllo.

In questo articolo del 2011 si accenna ai rischi legati a non sapere esattamente su quale territorio giuridico risiedono i nostri dati personali. A sua volta, fa riferimento all'articolo di Tom's Hardware che accenna agli effetti del Patriot Act di Bush, che consente alle autorità federali di violare la privacy dei cittadini in nome della Sicurezza del Paese.

Al di là degli aspetti legali, è utile che ogni privato e ogni organizzazione che dispone di dati sensibili e importanti nel Cloud valuti con attenzione la catena delle risorse necessarie a mantenere l'accesso ai dati, e i rischi associati alla loro potenziale perdita.

Le domande da porre sono:
  1. Chi può accedere ai miei dati, con il mio consenso o senza?
  2. Chi deve poter accedere ai miei dati? (Ad esempio, chi mi sostituisce se sono impossibilitato?)
  3. Qual'è la catena di risorse necessaria per accedere? (dispositivi, connessioni, credenziali ecc)
  4. I singoli elementi della catena hanno delle vulnerabilità importanti?
  5. Ho organizzato la ridondanza degli anelli di questa catena?
  6. Ho valutato le implicazioni legali, economiche e geopolitiche della scelta dei miei fornitori?
  7. Riesco a trasferire le informazioni altrove, se mi accorgo di un problema?
Tornando al titolo dell'articolo:
       se ho la testa nelle nuvole, e piove, mi hanno tagliato la testa?

06 novembre 2017

uscita dei ragazzi da scuola

Una recente circolare del ministro Fedeli, che non sono riuscito a trovare, invita i Dirigenti scolastici a respingere la nozione e la volontà dei genitori che i ragazzi possano uscire dalla scuola media senza un accompagnatore adulto.

La circolare nasce, secondo alcune fonti, come qui sul Corriere, da una sentenza di Cassazione che ha condannato Preside e Miur a risarcire i genitori di un ragazzo morto sotto uno scuolabus.

Così, alcuni presidi hanno emesso circolari dirette ai genitori, come quella che potete leggere qui, nella quale si dice che gli alunni
dovranno sempre essere presi in consegna dai genitori affidatari o da persone da questi delegati. NON SARANNO PRESE IN CONSIDERAZIONE AUTORIZZAZIONI O LIBERATORIE ALL’USCITA AUTONOMA DEGLI ALUNNI.
spiegando che la legge è lacunosa, ma la sommatoria della giurisprudenza italiana è orientata a considerare i ragazzi minori di quattordici anni come incapaci, che non possono mai essere lasciati senza la presenza di un adulto.

Testualmente cito:
 la scuola debba aver cura degli alunni ad essa affidati, obbligo che discende dall'art. 2048 del codice civile.
 ...
art. 591 del codice penale, che recita testualmente: "Chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici [...] e della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni". Nel codice penale è specificato che per i minori di quattordici anni è prevista una presunzione assoluta di incapacità.
         ...
 l’orientamento costante della giurisprudenza negli ultimi 20 anni esclude ogni azione diretta a richiedere ai genitori, o ad accettare da essi, l'autorizzazione al rientro a casa degli alunni da soli o non accompagnati da soggetto maggiorenne
          ....
 Esistono evidenti lacune nella normativa, colmate da sentenze di numerosi tribunali
           ....
 la responsabilità penale dell’insegnante preposto alla sorveglianza del minore affidatogli è sempre personale e nonderogabile,
Cita anche alcune sentenze della Cassazione, tra cui: CORTE DI CASSAZIONE CIVILE SEZ. I, N.3074 DEL 30/3/1999.

La specifica soluzione adottata da questo dirigente è di passare il ragazzo dalla responsabilità del docente, al collaboratore scolastico, al genitore o delegato, o se non reperibile, alle autorità di Pubblica Sicurezza.

In pratica, siamo di fronte ad uno scenario comune in Italia, e cioè quella di leggi scritte male e inapplicabili, giudici che assegnano colpe e responsabilità, il palleggiamento delle responsabilità tra figure che non ne vorrebbero, e l'inevitabile negazione del buon senso.

Come si concilia il concetto di "abbandono" con la delega funzionale dell'istruzione del ragazzo?

Se l'istruzione è un diritto e non posso accompagnarlo, avrò diritto ad un accompagnatore, no?
Visto che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, i lavoratori possono legittimamente chiedere allo Stato il trasporto o l'accompagnamento degli alunni da casa a scuola e viceversa, se gli orari di lavoro non sono compatibili con gli orari della scuola?

Chi ha collegato il concetto di "abbandono di minore" con l'orario scolastico dovrebbe spiegare bene il suo ragionamento e come lo applica alla vita di tutti i giorni degli italiani.

La risposta del ministro Fedeli, a quanto dicono i giornali, è stata: "Chiedete aiuto ai nonni".







21 ottobre 2017

Alan Turing: The Enigma

Ho recentemente completato la lettura della biografia di Alan Turing scritta da Andrew Hodges nel 1983, nella edizione inglese del 2014.

Non è una lettura semplice. Sono circa 700 pagine fitte di note, commenti e riflessioni che documentano la vita di Alan Turing, e l'accanimento con cui l'autore si è impegnato per ordire una trama sparsa. L'esiguo materiale disponibile all'autore è dovuto in parte alla riservatezza del personaggio, ma anche l'impegno al silenzio che riguarda tutto il contesto dei servizi segreti britannici per i quali Turing lavorò durante la seconda guerra mondiale.



Per il lettore italiano che non sia ferrato in cultura britannica, molte cose potranno sembrare strane e incomprensibili, per quanto sia evidente lo sforzo di descrivere il contesto storico, familiare e culturale dell'Inghilterra della prima metà del Novecento in maniera semplice e distaccata.

E' una lettura altamente stimolante per chi come me è affascinato dalle biografie, dalla filosofia (in particolare la filosofia della scienza) e dal contesto storico da cui provengo.

Si rimane sbigottiti davanti alla curiosità e ingenuità della mente di Turing che è affascinato dalla vita in tutte le sue forme e organizzazioni, e cerca teorie, modelli e formule che possono descriverla.

La caratteristica particolare di questa biografia è che l'autore è, per professione e scelte nella vita, uno che ha una profonda comprensione di molti temi che hanno colorato la vita del matematico inglese.

In italiano la trovate in una edizione del 2014, con il titolo "Alan Turing. Storia di un enigma" (qui su Amazon.it).

Se siete affascinati dal teorema di Godel, ve lo raccomando!

17 ottobre 2017

Bici bucata, esperimenti

Colgo l'occasione della mia prima foratura da quando ho montato gli pneumatici antiforatura, come promesso in un mio precedente post sull'argomento.

Sono passati quattro mesi, ma che ecatombe di camere d'aria in questi quattro mesi, qui a Pavia!

Da diversi anni nelle nostre zone si espande a vista d'occhio il territorio occupato dal Tribulus terrestris che striscia infido lungo i marciapiedi e nelle aiuole rinsecchite dal caldo e con le sue terribili spine buca tutte le biciclette di passaggio.

Con la fine dell'estate si vive nella rassegnazione dei ciclisti e la gioia dei riparatori e venditori di camere d'aria. Racconti dell'orrore: chi cinque forature, chi sette, chi due in un giorno.  Chi ha lasciato la bici nel garage, aspettando che le piogge e il freddo portino via questo flagello.


E chi non ha i pneumatici a prova di spine?

Le prova tutte.

L'idea di base è aumentare lo spessore del pneumatico, soprattutto nella zona del battistrada.

Io ho utilizzato, nei miei esperimenti, un po' di tutto: vecchie camere d'aria, strisce di moquette, il battistrada di vecchi pneumatici di bici, le striscie di protezione vendute dalla Decathlon, e in ultimo i cartoni del latte.

Vi parlerò dei cartoni del latte. Sì proprio lui il Tetrapak, questa bestemmia contro la raccolta differenzata. Sopporta bene la foratura, e si adatta bene alla forma del copertone.




Dopo aver foderato due copertoni con strisce di Tetrapak, giuntate con nastro telato, ho lasciato correre qualche giorno per poi osservare i risultati.
Purtroppo non sono all'altezza. Dato l'esiguo spessore del materiale, anche con due giri interni, non si raggiunge uno spessore sufficiente ad ammortizzare la spina del Tribulus.

Esperimento bocciato.

Invece confermo la validità dei pneumatici Schwalbe Marathon e Hutchinson Urban Tour. Finora una foratura in quattro mesi. E mi trovo a consigliare gli amici e i vicini. Al prezzo di quattro o cinque forature dal ciclista, si può acquistare una soluzione definitiva.




24 settembre 2017

Cancro delle informazioni

L'altra sera parlavo con un fisico di fama internazionale, che va per la settantina, e che ce l'ha con INTERNET.

Questo diavolo, questo mostro, che consente a CHIUNQUE di diffondere informazioni vere o false che siano, ma più spesso false e dannose.

Informazioni che si diffondono in maniera virale, senza controllo, con effetti nefasti e imprevedibili.

Una volta - diceva - per condizionare il mondo era necessario scrivere e poi pubblicare. C'erano barriere linguistiche, culturali, di ordine economico e pratico. Non si può mica scrivere un libro in un mese, e non arriva in libreria prima che ne siano passati sei. Oggi, uno scrive una frase su Twitter, e mille leggono, e inoltrano, e rispondono, creando un vortice di informazioni, spesso confuse, imprecise e soprattutto DANNOSE.

Concludeva dicendo: "Bisognerebbe CHIUDERE INTERNET".

---------------

Ci ho pensato e ripensato.

E' la prima volta che sento affermazioni così forti, e soprattutto da una mente "razionale" e "illuminata dalla scienza".

E mi ritornano in mente le perplessità che faticosamente affrontavo quando mi imbarcai nel difficile compito di progettare un "Sistema operativo robotico", dove non manipolavo file e dati, ma oggetti.

Gli oggetti, come i file, si possono creare, assemblare, scartare, rinominare, modificare. Ma non esiste il concetto di duplicazione.  Fino al giorno in cui inventeremo lo smaterializzatore e il materializzatore, gli oggetti esisteranno in copia unica. Non posso con una semplice mossa duplicarli e crearne una copia.

Su questo punto cadevano molti paralleli fra i sistemi operativi per computer, e quelli pensati per il mondo fisico in cui si muoveva un robot.

Il mondo degli oggetti è più semplice.

E qui però mi perdevo nelle considerazioni filosofiche sul mondo informatico che ora mi ritornano in mente.

--------------

Cosa vuol dire "Duplicare un file"? Cosa succede quando lancio il comando "COPY"?

Le prime due o n copie possono essere lecite: per ridondanza, per trasferimento, per condivisione.

Dopo la centesima copia, invece, inizia l'entropia, il disordine, la crescita e la diffusione incontrollata di informazioni, come la riproduzione incontrollata di cellule, come il cancro, appunto, del titolo.

Il cancro informatico dunque è la crescita disordinata delle copie, non richieste e non verificate, di informazioni, che si ridondano da sole, e vanno ad oscurare ed uccidere gli organi che li ospitano.

E' forse questa la percezione del signor fisico? Ha percepito da lontano una malattia? Sta anticipando un futuro in cui Facebook si autodistrugge, per la straordinaria capacità di replicare notizie al suo interno? In cui Twitter rimane vittima di se stesso?

----------------

Per me Tim Berners Lee rimane un mito.

L'invenzione dell'ipertesto, del browser e del HTML rimangono tra le più significative del secolo scorso.

Sono qui che scrivo. Alcune copie di questa pagina verranno duplicate dai server di Google, e una è stata inviata al vostro computer, dove il browser ve le disegnerà.

Il prossimo passo deve essere il block-chain dell'informazione e la rete di fiducia associata.

Dove ci porterà Internet, non lo so. Come ho risposto al professore, anche la fisica atomica è stata usata a nostro danno, ma non possiamo far tornare indietro le lancette dell'orologio.


12 agosto 2017

Soldi buttati al vento

All'epoca dei condizionatori che consumavano kilowatt, e cioè prima di quelli a pompa di calore, decidemmo di raffrescare il salotto con un ventilatore a soffitto. Non aria raffreddata, ma l'illusione creata dall'aria calda che si sposta un po', per sopportare meglio la calda e umida estate padana.

Lo scegliemmo accuratamente, soprattutto per quanto riguarda lo stile: non una cosa da cascina con il filo a ciondolo e le pale marroni, ma tecnico, grigio e argento, con telecomando e un look moderno.
Solo montandolo, però, mi accorsi di un problema: la lampadina doveva essere alogena, tipo faretto R7, e con consumi inferiori a 70W.

Ora un faretto alogeno da 70W, consuma 70W e illumina anche poco, se deve stare al centro di un salotto, e a maggior ragione se dentro un vetro opacizzato.

Se il problema della ventilazione era risolto, avevamo introdotto quello dell'illuminazione.

Come ormai d'abitudine in questi casi: "Ask Google!".

Scoprii che esistevano delle lampade compatte fluorescenti (CFL), formato R7, che potevano sostituire le alogene, con più lumen e meno Watt.

Ottimo, pensai. Ordino le lampade su internet, aspetto qualche giorno, tolgo la lampada alogena, la sostituisco e via.
Primo problema: non si chiude più il vetro di copertura. La lampada è troppo alta.
Smonto il ventilatore, smonto l'attacco, e lo piazzo in modo che la lampada sia appoggiata su un lato, puntando verso la parete, invece che verso terra. Ora il vetro si chiude.

Secondo problema: la lampada non si accende. Lampeggia, ci prova, ma non arriva ad accendersi. Prova e riprova, ma non ne vuole proprio sapere. Mi consulto con i colleghi elettronici del lavoro. Mi dicono, guarda che l'alogena è regolabile, e probabilmente il componente elettronico che taglia la corrente non è compatibile con le lampade fluorescenti. Urca. E adesso?  Provo a smontare di nuovo il ventilatore. In effetti all'interno dell'elettronica c'è un TRIAC, che sega la sinusoide dell'alternata, che invece è necessaria per la fluorescenza.

Ormai è diventata una questione di principio. Ci deve essere un modo per far funzionare la luce e il ventilatore. Dopo un po' di consultazione, decido di modificare il cablaggio del ventilatore, portando la fase in ingresso direttamente alla lampada, scavalcando l'elettronica di controllo.

Sono fortunato: all'interruttore ho un secondo interruttore libero. Tiro un secondo filo nel corrugato e ora posso accendere e spegnere la luce dall'interruttore, ma non più dal telecomando.

Evviva! Ho luce! Ho vento! Ho vinto!

Ora mi rimane un dubbio: ma quante ore di lavoro mi è costato questo ventilatore?





01 luglio 2017

Vodafone Station e filtro famiglia - aggiornamento

Come scrivevo in un precedente post sull'argomento, sottoscrivere un abbonamento ADSL Vodafone, e utilizzare la loro Vodafone Station Revolution, ha pro e contro.

In particolare per quanto riguarda la gestione del DNS, l'opzione di default è che tutte le richieste vadano ai server DNS di Vodafone.

La scelta del DNS, oltre che migliorare la qualità della navigazione, può essere un metodo semplice per avere un filtro famiglia, anche detto filtro genitoriale, per evitare di esporre le fascie più giovani a contenuti pensati per adulti.

Navigando ancora nei forum di Vodafone, scopro un post che indica che l'impostazione per disattivare il filtro DNS è:

DNS Sicuro = OFF

La schermata di Vodafone Station Revolution, firmware versione 5.4.8.1.287 si presenta così:


A questo punto è possibile utilizzare OpenDNS, ma solo se impostato sui singoli dispositivi.
In pratica, bisogna entrare in ogni PC, portatile, smartphone e altro dispositivo che naviga su internet e al quale volete impostare il filtro famiglia, e modificare le impostazioni DNS, in modo che non utilizzino quelli di default, ma quelli di OpenDNS, ossia:
  • 208.67.222.222
  • 208.67.220.220
Rimane il problema di riuscire a fare questa operazione dal router, invece che dai singoli dispositivi.
A questo punto, sto pensando di re-introdurre il vecchio router wi-fi, e far collegare a quello tutti i dispositivi wireless, almeno quelli dei ragazzi e degli ospiti ... vi terrò aggiornati.

08 giugno 2017

Bici bucata? No, grazie!

Ho bucato, per l'ennesima volta.

Dato che sono l'unico in casa che riesce a riparare le bucature, e di bici ne abbiamo almeno sei, mi trovo in media una bicicletta ogni weekend da sistemare.

Secondo gli esperti, per una bici da città, una delle cose più importanti è la resistenza dei pneumatici alle bucature.

A cosa serve una bici che dovrebbe portarti al lavoro, se ogni mese o anche meno, devi sistemare le gomme?

Per cui, armato di internet, ho preso da Chain Reaction Cycles gli pneumatici Schwalbe Marathon, con 3 mm di spessore di battistrada.




Ieri, dopo l'ennesima bucatura, li ho montati.

Vi farò sapere quando arriva la prossima!

02 marzo 2017

Carabinieri, Ministeri e Misteri

Ci sono molti cliché sull'Italia e sugli gli italiani che si fanno fatica a smentire...

Una bicicletta è tua fino a quando ci pedali sopra.

I Carabinieri sono carabinieri.

Le cose gestite dal Ministero appartengono al Regno Borbonico.

Così, lunedì scorso qualcuno si è appropriato della bicicletta di un familiare, parcheggiata nel cortile della scuola. Il cortile è recintato e il cancello rimane chiuso nell'orario scolastico, ma questo non ha impedito a qualcuno di entrare a piedi e uscire in bici.

http://www.oggitreviso.it/

Per dovere civico di informazione e statistica su questi eventi 'sfortunati' ma che appartengono alla quotidianità, ho pensato di sporgere denuncia verso ignoti.

Da bravo informatico, ma soprattutto per una idiosincrasia e allergia nei confronti delle sale d'attesa di certi uffici, ho pensato che la cosa si poteva risolvere con la compilazione di un questionario online.

In effetti è possibile: l'Arma offre agli arditi del web un sito dedicato:
https://extranet.carabinieri.it/DenunciaWeb/denuncia.aspx

In questo sito il malcapitato può compilare 4 o 5 pagine di form, al termine del quale scegliere il comando e l'arco temporale nel quale andare a firmare e convalidare la denuncia inserita, entro due giorni.

Semplice no? Ci si reca in caserma, si mostra un documento, si firma e via.

Non più quelle scene da film di Pozzetto, in cui in uno stanzone con un assortimento di malavitosi, incauti, imbecilli e furbastri si aspetta il proprio turno, mentre si ascolta l'interrogatorio in corso, a porte aperte, (alla faccia della privacy) con il militare di turno che batte sulla macchina da scrivere con la famosa tecnica dei due indici.

E invece...

E invece no. Ci si reca in caserma, si aspetta il proprio turno in uno stanzone con un assortimento di malavitosi, incauti, imbecilli e furbastri, ascoltando attraverso la porta o il vetro le tristi storie del disgraziato che è entrato dal carabiniere, che trascrive i dati sul PC con la tecnica dei due indici.

"Buongiorno, mi chiamo....,  ho compilato la denuncia online.... Ecco vede, qui ho l'email del sito, e gli estremi del documento che ho compilato..."

"No, no, lasci stare, non serve a niente. Mi racconti tutto dall'inizio, che lo scrivo io."

"Ma come? E la denuncia online?"

"No, no, la rifacciamo adesso, vedrà che ci vuole poco..."

E ti siedi sconsolato, davanti alla scrivania di questo efficiente servitore dello stato che ha imparato il suo bravo software per le denunce e scrive a due dita.

Correggi gli errori di ricopiatura e di battitura. Stampa quattro copie, firmi, ringrazi, esci dall'ufficio, esci dalla caserma e cerchi di rientrare nel ventunesimo secolo...
 

17 gennaio 2017

ComPVter

Con questo post, voglio introdurvi ad una compagnia di amici veramente speciale.

Dove potete trovare un hard disk che pesa 10kg?



Dove potete vedere l'evoluzione delle PlayStation?

Dove potete vedere due stampanti 3D che fanno a gara a chi produce l'oggetto più regolare?

Dove trovare un corso per insegnare i bambini a programmare?

Sono gli amici di ComPVter, un gruppo di persone appassionate di retrocomputing, makers faire e diffusione della tecnologia attiva.

Il loro sito web è: www.compvter.it

Purtroppo, per motivi di spazio e di costi, la sede attuale è a Cura Carpignano, ma sono fiducioso che a breve troveranno uno spazio adeguato per avere una sede in città.

Mi auguro che presto entrino nei progetti del nostro Comune, per diffondere l'entusiasmo e la voglia di fare e di capire questo mondo di tecnologia in cui siamo immersi, ed educare le nuove generazioni ad essere protagonisti e non solo consumatori passivi.
  

05 gennaio 2017

video mac scalato per telefono

Ho accolto la richiesta di un membro della famiglia di poter trasferire un video in formato .mp4 dal Mac (OS X El Capitan) al suo (vecchio) telefono android.

Il primo tentativo di trasferimento non ha avuto successo: il telefono si rifiuta di riprodurre il video.

Forte dei miei precedenti esperimenti di conversione video con ffmpeg, provo con un
ffmpeg -i <nome file>
per capire questo mp4 cosa contiene. Il video risulta essere un H264 formato 1720x960 e l'audio un AAC.

Una veloce consultazione di alcuni siti dedicati ad android mi convince che un mp4 con video in H264 e audio AAC sono effettivamente compatibili, indietro fino ad Android 2.1 (il nostro caso).
https://developer.android.com/guide/topics/media/media-formats.html
http://androidforums.com/threads/which-video-format-does-android-support-natively.340033/


Mi convinco rapidamente che il problema non sta nei codec ma nella risoluzione, che il povero telefono non riesce assolutamente a gestire. La massima risoluzione del cellulare è 480x320.

Il comando suggerito per modificare la risoluzione, preso da
http://www.bugcodemaster.com/article/changing-resolution-video-using-ffmpeg
è il seguente: 
ffmpeg -i video_1920.mp4 -vf scale=640:360 video_640.mp4 
 

Ma sul Mac ho dei problemi: mi dice "unrecognized option -vf"

ffmpeg -v
mi risponde: FFmpeg version SVN-r19382
Sara' perche' mi ritrovo la versione del 2009?

Devo ripiegare su una sintassi alternativa, usando il copy e l'opzione -s, come suggerito nella risposta a questa domanda di Stack Overflow:
http://stackoverflow.com/questions/4490154/reducing-video-size-with-same-format-and-reducing-frame-size

ffmpeg -i "InputVideoLarge.mp4" -s 480x320 -acodec copy "OutputVideoSmall.mp4"

Risultato: video convertito, android contento, e sopratutto grande soddisfazione per me e il richiedente!

Per quanto riguarda la versione ffmpeg e la possibilità di aggiornarlo, ne parleremo più avanti!


Volume a zero?

Abbiamo impostato la sveglia per le 6:20 per un appuntamento in ospedale alle 7:30.
Alle 7:40 ci siamo svegliati di soprassalto!
Panico! Orrore!

Ormai l'appuntamento era saltato.
Ma come è possibile che una sveglia non suona?

E' possibile, e non sarà capitato solo a me.
E' possibile perché la mia radiosveglia di marca illustre, ha un controllo del volume che va a zero.


E perché va a zero?
Quale 'use case', quale circostanza immaginata dai progettisti contemplava la necessità di questa funzione?

Io non riesco ad immaginarla.
E voi?