26 dicembre 2018

Libri letti 2018 - 12

Giusto un appunto per ricordarmi di un paio di libri che ho finito di leggere questo mese, entrambi ereditati da mia zia Elizabeth, laureata in Storia, missionaria ed educatrice in Kenya negli anni '80.


Unbowed - One Woman's Story

Wangari Maathai, 2006

ISBN: 978-0099493099

(in inglese) E' l'autobiografia di Wangari Mathai, una ragazza keniana che cresce tra cultura nativa Kikuyu, suore italiane, colonialismo britannico e infine l'università negli Stati Uniti e in Germania.

Dotata di una determinazione singolare e capacità politiche notevoli fu una pioniera del movimento "Green" a cui dette uno sbocco pratico immediato attraverso programmi di riforestazione in Kenya. 

Le sue lotte a favore dell'ambiente, dei diritti delle donne e delle minoranze, della democrazia si scontrarono con il vuoto politico lasciato dal governo coloniale, il cattivo governo, la corruzione e i lasciti più gretti della cultura locale.

E' una storia avvincente, fitta di eventi e di colpi di scena, sullo sfondo di un paese e una cultura vissuti e raccontati con semplicità e profondo amore.


Adventures in Afghanistan

Louis Palmer, 1990

(inglese) Questo libro è assai strano e, come asserito in alcune recensioni, non è da prendere come fonte storica per descrivere l'Afghanistan degli anni '80. Piuttosto è da prendere come un excursus storico religioso del paese da parte di un accolita o ricercatore del sufismo secondo lo stile di Idries Shah, alla cui casa editrice Octagon Press dobbiamo questo volume.

Descrive una gita in giro per il paese durante l'occupazione russa, in compagnia di personaggi alternativi che lo espongono a ritagli di cultura afgana, personaggi mistici e custodi di musei culturali regionali. Ci ritorna un racconto molto sbilanciato a favore dei difensori locali della tradizione, e contro l'invasore russo, ricco di aneddoti e pillole di saggezza orientali.

Dell'autore non si sa molto. L'unica traccia in internet che ho trovato è in una recensione del libro, nel quale il recensore dice di averlo incontrato di persona.


Personalmente, è un testo che conserverò, insieme al racconto di Peter Levi (The Light Garden of the Angel King: Journeys in Afghanistan) che narra il suo viaggio del 1969, una fotografia oggi completamente sepolta dalle guerre e dall'estremismo Islamico.

Vi lascio il link a questo testo, che è stato tradotto in italiano, e mi auguro di poter un giorno visitare questo paese così ricco di storia, di tradizioni e di bellezza naturale, e così devastato dalle ambizioni di potere degli uomini del nostro tempo.



02 dicembre 2018

Pane di pasta madre in macchinetta 3

Dopo la ricetta di giugno, siamo alla terza puntata del pane di pasta madre fatto nella macchinetta del pane.

Purtroppo il tempo è tiranno, e ci si ingegna come si può per sfruttare la tecnologia e cercare di ottenere qualcosa che assomiglia al pane della tradizione.

La ricetta di base non è cambiata, ma il procedimento ha subito delle elaborazioni.

Gli ingredienti:
  1. Farine: 600g
  2. Acqua: 400ml
  3. Sale: 2 cucchiaini
  4. Pasta madre: almeno un bicchiere
Procedimento:
  1. Buttate la pasta madre, l'acqua e 400g di farina nella vaschetta: ottenete un impasto molle.
  2. Lanciate il programma "Impasto". Il mio dura 90 minuti.
  3. A fine programma o quando potete, aggiungete il sale e il resto della farina e rilanciate il programma "Impasto" una seconda volta.
  4. Barbatrucco: se la temperatura ambiente non favorisce la lievitazione (sotto i 25-30 gradi), date una mano ai lievitini alzando la temperatura locale: avviate il programma "Cottura" e poi stroncatelo dopo un paio di minuti; coprite con uno strofinaccio.
  5. Aspettate che l'impasto lieviti fino all'altezza desiderata, ossia praticamente fino al bordo della vaschetta o poco meno.
  6. Lanciate il programma "Cottura". Il mio dura 60 minuti.
  7. Barbatrucco: se dovete uscire o andare a dormire e avete il sospetto che arriverete troppo tardi ad avviare la cottura, prima di abbandonare il campo lanciate il programma di cottura con la partenza ritardata, in modo che la vostra macchinetta parta con la cottura dopo un'ora o due, e non rimaniate a bocca asciutta.


11 novembre 2018

Uffici e open space per programmatori

Prendo spunto da un articolo di un quotidiano di Seattle, nello stato di Washington negli Stati Uniti. Perdonatemi se oggi l'argomento ha principalmente riferimenti e fonti in lingua inglese.

Microsoft’s campus redevelopment: What’s staying, what’s being torn down


Si parla dei progetti edilizi di Microsoft, e si racconta dei vecchi edifici ad X che verranno demoliti e dei nuovi (non a X) che verranno costruiti.

Negli anni '80 Microsoft cercava di attirare  programmatori e ingegneri offrendo un ambiente di lavoro stimolante e di prestigio nel quale ognuno aveva il suo ufficio.


Le palazzine ad X sono nati da questa esigenza: per massimizzare il numero di uffici con finestra.



Nel 2008, Fog Creek (ora Glitch), i creatori di Stack Overflow, hanno avuto lo stesso approccio, raccontato dal loro CEO Joel Spolsky in questo articolo. Testualmente:
 "Every developer, tester, and program manager is in a private office" ("ogni sviluppatore, collaudatore e capo progetto ha un ufficio personale").

Suppongo che oggi Microsoft è in declino e conta sulla propria reputazione per attirare nuove risorse. Per questo e altri motivi abbatte gli uffici ad X è li sostituisce on strutture con più Open Space.

L'Open Space (in inglese Open Plan) è la soluzione architetturale al problema del costo degli uffici, dei ritmi di lavoro veloci e incerti, e più in generale del passo diverso che tiene l'edilizia rispetto all'informatica e agli affari. 

Quanto può durare un progetto informatico? O una azienda informatica? Un grosso spazio aperto può raccogliere decine di persone in micro-postazioni dedicate ad un progetto. Tra un mese altre decine di persone potrebbero occupare gli stessi spazi, su un altro progetto, magari di un altra azienda, o con altre mansioni.

Per Microsoft sono passati ormai quasi quarant'anni dal boom. Il mondo è cambiato, e anche le loro prospettive.

La mia personale esperienza degli uffici Open Space non è particolarmente positiva. 
  • Ognuno è soggetto al lavoro dei vicini. 
  • Non ci sono spazi dove potersi concentrare. 
  • Se uno ha abitudini o tecniche di lavoro che producono "rumore" tutti i vicini ne soffrono. 
  • Se uno è sensibile all'ambiente troverà irritanti i vicini. 
  • Sei esposto alle telefonate e alle conversazioni di tutti, e viceversa le tue telefonate e conversazioni non saranno mai veramente private.
Per risolvere questi problemi, alcune persone che conosco lavorano con le cuffie per tagliare fuori il trambusto. Altre hanno chiesto di trasferirsi a qualche scrivania o piano di distanza. Altre hanno imposto le proprie regole al vicinato, a beneficio o discapito della produttività individuale dei colleghi.

Certo: i metri quadri costano. Certo: divisori, porte e finestre costano. 

Ma la qualità del lavoro prodotto al mercato è lo stesso di quello prodotto in laboratorio?

Vi lascio con qualche altro puntatore all'argomento:

13 ottobre 2018

Porta lucchetto a U

Come sapete, vado in bici.
Sono un pendolare in bici; la uso tutte le volte che posso per andare in ufficio.
A volte facciamo dei tentativi per scoraggiare il passaggio di proprietà, a volte ci impegniamo seriamente.

I siti specializzati ci dicono che il lucchetto più serio è quello a U.
Peccato che il lucchetto a U sia pesante e ingombrante.

Io ne ho acquistato uno "serio", tanto per cambiare, da Amazon.

                                


Questo lucchetto viene fornito con una plasticuzza che si aggancia al telaio, e dovrebbe sorreggere due chili e rotti di lucchetto, a cui aggiungere i colpi delle buche, dei marciapiedi e dell'aggancia sgancia.
Risultato: la plasticuzza si spacca dopo due settimane.

Questo problema è noto dai tempi in cui sono comparsi i primi lucchetti ad U.
L'ingegno del ciclista trova mille soluzioni, e nei forum trovate regolarmente il dibattito sui meriti di una soluzione piuttosto che l'altra. (Se masticate l'inglese, potete leggere le discussioni su bikeforums.net, reddit/bikecommuting, e mtbr.com, se invece riuscite solo a guardare le figure potete cercare su Google Immagini questo testo in inglese: bicycle attach u-lock to frame )

Per vostra cultura, cito alcune soluzioni:
  • Portalo nello zaino
  • Appendilo con il velcro
  • Incastralo nel portapacchi  posteriore (vedi anche Brian su FrugalNoodle)
  • Legalo con degli elastici
A voi la mia soluzione "custom", che funziona per un lucchetto che abbia la barra con serratura più larga rispetto alla U, come quello descritto sopra.



La bottiglia di plastica viene forata in corrispondenza dei bulloni usati per fissare il portaborraccia.

La fessura, in questa realizzazione, è molto approssimativa, ma, udite udite, c'è dietro dello studio. 😉
L'idea è che si sfrutta la plasticità della plastica (sic) per inserire la barra con la serratura, che è più larga della fessura e ne impedisce l'uscita accidentale. Quando ripongo il lucchetto, l'inserimento deve partire dalla zona centrale, che si piega e ne consente l'ingresso. A spanne, la larghezza della fessura deve essere poco più della larghezza del lucchetto nella zona U.

Chiaramente sceglierete una bottiglia che abbia delle tonalità di colore che facciano pendant con i colori del vostro gioiello tecnologico. 😍


Il resto del lavoro lo fa un bracciale catarifrangente di Decathlon.

05 settembre 2018

Vivi ecologico: le cialde ricaricabili

La vecchia moka è andata in pensione, è arrivata la macchinetta del caffè a cialde.

Comodissima, velocissima, e la qualità è forse migliore della moka.

Voti molto bassi però sul fronte ecologia.

Soprattutto le cialde in plastica generano una montagna di spazzatura indifferenziata.

In Germania sono bandite in alcuni uffici pubblici, proprio per questo motivo. Avete idea di che montagna di cialde genera la burocrazia tedesca ogni giorno?

Nel nostro ufficio usiamo una macchinetta del tipo "Dolce Gusto".

Ho provato ad aprire le cialde, almeno per recuperare il biologico, quel prezioso cumuletto di caffè usato che piace tanto alle piante in vaso. Quasi mi stavo ammazzando con il coltello da cucina.

E la plastica? Dicono che è plastica speciale, per le alte temperature, non riciclabile con la differenziata.

In conclusione, chi vuole bene al pianeta dovrebbe stare lontano dalle macchinette del caffé a cialde.

Colpo di scena: entrano le cialde ricaricabili.              

Una cialda compatibile con la tua specifica macchinetta, che si apre e si chiude e si carica con il caffè macinato che scegli tu.

Come tutti questi trucchi, (hack, direbbero gli inglesi) ci vuole un po' di accortezza, e qualche giorno di sperimentazione.

Bisogna centrare la capsula esattamente sotto l'ago. Non è semplice. E se sbagli butti via la cialda e il caffè.

Scegliere la grana della miscela di caffé ottimale, per avere la schiuma come piace a te.

Trovare la pressatura ideale per non ritrovarsi acqua sporca al posto del Caffè.

capsule ricaricabili Dolce Gusto


Insomma, non è per tutti.

Ma dopo averle provate per sei mesi, vi posso garantire che le combinazioni giuste esistono, e se il risparmio è trascurabile, avete almeno la sensazione di guadagnare punti con la coscienza, di "Fare la cosa giusta".

Di sicuro alleggerite la discarica dal vostro contributo quotidiano di cialde indifferenziate.


27 agosto 2018

FreePBX compra Asterisk

 Con questo comunicato stampa di Sangoma si annuncia una piccola rivoluzione nel mondo della telefonia "alternativa". Per 30 milioni di dollari, Sangoma compra Digium.

FreePBX, con la sua rana verde, è da alcuni anni l'interfaccia grafica preferita dagli utenti non specialisti per il centralino software asterisk.


Per chi non lo conoscesse, asterisk è un software gratuito che consente a chi smanetta un po' di crearsi un centralino telefonico 'software' in casa, in grado di smistare le chiamate, rispondere con messaggi vocali, gestire decine di interni, e, con un po' di sforzo, di fare della contabilità di base delle chiamate. Con questo centralino è possibile agganciarsi a provider VOIP, ossia di telefonia su rete internet, e sfruttare le tariffe concorrenziali che possono offrire per effettuare telefonate internazionali, o poter offrire servizi automatici personalizzati a basso costo.

Io lo utilizzo da anni in azienda, ma probabilmente molti di voi avranno chiamato un centralino asterisk senza saperlo.

La configurazione di asterisk non è banale e neanche particolarmente simpatico al neofita (user friendly, dicono gli inglesi), ragion per cui sono nati sia sistemi "già fatti", a cui applicare un minimo di personalizzazione, che strumenti dedicati a semplificare la vita dell'utente, come l'interfaccia grafica FreePBX.



FreePBX, è sì gratuito, ma per fare delle cose serie prevede moduli a pagamento. Da qualche anno FreePBX è gestito da Sangoma Technologies, che realizza anche centralini finiti e telefoni VOIP.

Che fine farà asterisk?

Saranno in molti a chiederselo, un po' come per MySQL, quando fu acquisita da Sun e poi da Oracle.
Per ora, Sangoma ha cercato di tranquillizzare gli animi con una FAQ (in inglese) ma di sicuro saranno in molti con le orecchie puntate per vedere nella pratica quali saranno le prossime mosse di questa nuova importante realtà nel mondo della telefonia su internet.
 

09 giugno 2018

Pane di pasta madre in macchinetta 2


Come vi raccontavo in un precedente post non trovo più il tempo per impastare a mano il pane di pasta madre, e sto sperimentando ricette per ottenere pane "casereccio" dalla macchinetta del pane.

Dopo alcuni insuccessi con i programmi a ciclo completo, dovuti a scarsa lievitazione, oggi ho provato una nuova ricetta, che si basa sulla disponibilità dei programmi "Impasto" e "Cottura" nella mia macchinetta.

Il programma "Impasto", impasta e lascia lievitare. Il programma "Cottura", beh, provate ad indovinare!

La ricetta di oggi è più o meno così:
  1. Buttate tutti gli ingredienti nella vaschetta: pasta madre, acqua, farina e sale. Le quantità che faccio di solito sono 600g farina e 400 di acqua. Nel dubbio meglio un impasto molle.
  2. Lanciate il programma "Impasto". Il mio dura 90 minuti.
  3. A fine programma, ho osservato la lievitazione e la consistenza: l'impasto era basso e troppo molle. Ho aggiunto farina e lanciato il programma "Impasto" una seconda volta.
  4. A fine programma lasciate che l'impasto lieviti fino all'altezza desiderata, ossia praticamente fino al bordo della vaschetta o poco meno.
  5. Lanciate il programma "Cottura". Il mio dura 60 minuti. Se necessario ripetete il programma cottura fino al tempo necessario. Leggendo i tempi parziali dei programmi a ciclo completo, la cottura dura da 65 a 80 minuti, a seconda dei programmi. La mia cottura è durata circa 80 minuti e la crosta è venuta molto croccante.
Ecco una foto del risultato:


Come diceva Benigni: "Provare, provare, provare..."

Aggiornamento (giugno 2018)
Ho sperimentato anche la versione 'notturna' di questa ricetta:
  1. Verso ora di cena, versate pasta madre, acqua e 90% della farina nella vaschetta
  2. Avviate il programma IMPASTO
  3. A fine programma, aggiungete sale e la farina che rimane
  4. Avviate ancora il programma IMPASTO
  5. Andate a dormire, lasciando i lievitini a festeggiare tutta la notte
  6. Alla mattina dovreste trovare l'impasto bello alto, pronto da cuocere
  7. Avviate il programma COTTURA (60 minuti sono ok, se imposto la doratura Alta)
Non avrete la soddisfazione del pane appena sfornato per colazione, ma una bella merenda a base di pane casereccio a metà mattinata non ve la toglie nessuno!

Aggiornamento (novembre 2018)
Pane di pasta madre in macchinetta 3

24 maggio 2018

Sveglia luminosa

Rientrate nella categoria dei "gufi"?
Siete di quelli che potrebbero andare avanti tutta la notte, ma alla mattina ti svegli su Marte?
Quelli che "la sera leoni, la mattina ...."?

La sveglia è una dolorosa necessità, e non deve essere di quelle da infarto o da allarme antincendio.

Meglio una musichetta dolce, che lentamente ti entra nel cervello, ricordandoti che ci sono persone che ti aspettano a scuola, in ufficio, al lavoro o semplicemente per la colazione.

Ho provato diverse soluzioni, dal PC con lettore di mp3 (Winamp, all'epoca) e job schedulato, alla radiosveglia, magari con funzione "rimanda" (snooze, in inglese) che ti consente di svegliarti per gradi.



Non c'è cosa più bella che svegliarsi spontaneamente, a conclusione dell'ultimo ciclo, con la luce del sole. Purtroppo d'inverno non è possibile, e spesso l'ora del risveglio non coincide con la fine di una fase di sonno.

Da qualche mese mi hanno regalato l'ultima novità nel settore: la sveglia luminosa.Una luce che si accende in maniera graduale, a partire da una mezzoretta prima dell'ora, simulando l'effetto della luce naturale che entra dalle finestre.





Questa lampada è stata diffusa in massa nella versione Philips, ad un prezzo non proprio popolare.
Philips-HF3520-01-Wake-Up-Light su Amazon

Nel mio caso, dispongo di una copia cinese, in vendita su Amazon.
Wake-Up Light,SOLMORE Lampada Touch

E' un modello a batteria, con ricarica via cavetto USB.  La batteria dura tre o quattro giorni, ma mantiene la memoria dell'ora anche da scarica.

La luce parte mezz'ora prima dell'ora impostata. All'ora impostata ripete dei suoni della natura, tipo uccellini nella foresta. Ha qualche difetto nel firmware, e a volte l'audio non parte.

Per me è una soluzione che funziona, mi trovo bene, meglio di tutte le soluzioni provate in precedenza.

Non ho il panico di svegliarmi al buio e lottare contro natura per aprire gli occhi e non vedere niente, o peggio ancora di accendere di colpo la luce per cercare di imporre l'alba al cervello.
Non ho il dubbio che al mattino alla radio stiano parlando o che mettano canzoni che non abbiano alcun effetto sul mio coma.

Insomma, mi sembra una buona stampella tecnologica, che non sostituirà mai una buona nottata di riposo e la luce dell'alba, ma almeno ci prova!

09 marzo 2018

Segnalibri su internet

Navigo internet dagli anni '90, quando ero all'università. Da allora ad oggi ho cambiato browser, computer e sede parecchie volte.

Ci sono dei posti che ho scoperto di cui vorrei mantenere un ricordo, perché sono particolari, o rilevanti per qualche mia esperienza o lavoro o interesse.

Dove registrarli?

Dopo alcuni cambi, e perdite di segnalibri, mi sono iscritto a Delicious, che, a costo zero, mi consentiva di registrare segnalibri dal browser, e ripescarli a piacere. Nato nel 2003, è stato il sito che ha diffuso per primo la possibilità di etichettare i propri segnalibri, creando delle 'zone' di interesse.

https://del.icio.us/simon_allen_71/

Lo usavo raramente, ma ho accumulato qualche decina di siti che ogni tanto rivisito e di cui vorrei ricordarmi.

Ora (marzo 2018) scopro che nel 2017 è stato acquistato e ibernato da un sito rivale, Pinboard.

Da una parte, internet, come ogni essere vivente, è un flusso continuo, e, come dice un vecchio sito di messaggi di errore haiku,

hai messo il piede nel fiume
ma l'acqua è cambiata
la pagina c'è più

Dall'altra, ci sono persone e organizzazioni che vivono per anni, e continuano a produrre contenuti interessanti, o fanno partire nuove iniziative che posso seguire.
Quindi, voglio provare a conservare i vecchi segnalibri, e avere un posto dove posso tenere i nuovi.

Dove traslocare i miei vecchi segnalibri?

Ho trovato in inglese una recensione dei siti di "social bookmarking" ossia di segnalibri condivisibili e ricercabili. Anche Wikipedia ha una sua pagina dedicata al fenomeno, e, in inglese, una lista di siti e servizi.


Per ora nella mia lista ci sono:
 Farò qualche esperimento e ve lo racconterò.

19 febbraio 2018

Pane di pasta madre: ricetta per macchinetta del pane

Da bravo occidentale salutista, ho sperimentato con la pasta madre, per fare il pane come una volta.

Ma il tempo è più compresso di una volta, e da sei mesi ormai avevo rinunciato agli impasti e le infornate del weekend.

Grazie alla richiesta di una amica, ho riattivato la pasta madre che era archiviata nel freezer, e, dopo una settimana di cure materne, mi sembrava pronta per la missione.

A questo punto ho tentato la strada della tecnologia. Ho cercato in internet qualche ricetta, forte della mia esperienza manuale. Quella che mi ha dato più speranza l'ho trovata (in inglese) nel blog di Rachel Cotteril.

Il risultato è stato confortante e commestibile, tanto che l'ho ritratto per condividerlo con voi.

La mia ricetta tecnologica per avere un pane di pasta madre appena sfornato per colazione va più o meno così:
  1. nel tardo pomeriggio, metti pasta madre (almeno 50g), acqua e farina nella vaschetta
  2. lancia il programma "Impasto" (il mio dura 1h30)
  3. aggiungi il sale (2 cucchiaini), bagnandolo
  4. dopo cena, seleziona il programma più lungo che ha la macchinetta, nel mio caso, "Integrale Pane Bianco" da 3h50. Imposta la partenza ritardata quanto basta per arrivare a un'oretta prima della colazione. Es. avviandolo alle 22, impostando un tempo totale di 8h, finisce alle 6 e posso sfornarlo alle 7 ancora caldo (deve raffreddarsi un pochino, prima di tagliarlo).
Grazie Dio, per il pane quotidiano!

14 febbraio 2018

Libero professionista in Italia

Ho aperto la partita IVA nel 2011 e l'ho chiusa nel 2017.

Nel frattempo ho capito alcune cose.

Il libero professionista in Italia deve essere veramente libero.

Non deve avere familiari a carico. Non deve avere un mutuo. Non deve avere handicap o barriere tecnologiche.

Tutte queste cose costano e non c'entrano con la professione. Lo Stato non le prevede nella vita del professionista, e rimangono esclusivamente a tuo carico.

Se non ti pagano una fattura, e non mangi per un mese, è un tuo problema e devi soffrirci tu. Chiaramente se hai familiari a carico, diventa difficile spiegarlo a loro.

Se ti ammali e non puoi lavorare, e magari devi anche pagare i ticket, sono problemi tuoi. Lo Stato non prevede che un professionista si ammali.



Lo Stato si tutela anche per il futuro dei lavoratori dipendenti. Ti chiede di pagare acconti di tasse e INPS per l'anno successivo. Devi versare tasse su quello che prevede che guadagnerai nel corso dell'anno dopo. Fa niente che oggi fai fatica ad arrivare a fine mese.

Puoi anche non pagare: lo Stato te li anticipa e poi ti chiede le sanzioni due anni dopo, come andare in banca e pagare gli interessi.


Stai ancora pensando di voler aprire una partita IVA?

Continua la tua lettura qui:
https://www.fanpage.it/13-cose-che-devi-sapere-se-apri-ora-la-partita-iva-se-no-sei-fottuto/
(versione aggiornata di questo articolo)

04 gennaio 2018

Dia: un software per disegnare diagrammi

Sono un sostenitore del software libero e aperto.

Notoriamente, i software per il disegno sono a pagamento.
Notoriamente, in Italia, ce ne freghiamo e usiamo i crack o versioni abusive di Autocad, Visio, Photoshop, Corel Draw ecc ecc.

Qualche anno fa, dopo anni di esperimenti e ricerche di un software che andasse bene per documentare reti informatiche e strutture dei progetti software, ho trovato, un po' per caso, un software libero, scritto proprio per fare diagrammi ed esportarli in vari formati stampabili.

Si chiama Dia e lo trovate qui:
http://dia-installer.de/index.html.en


Questo software è compatibile con Windows, Mac e Linux.

Purtroppo non viene aggiornato da un po', anche se ci sono dei volontari che stanno manutenendo la compilazione e le traduzioni.  In particolare, dato che è basato su GTK+, viene seguito dalla comunità Gnome. GTK+ è l'ambiente usato per scrivere applicazioni multipiattaforma come GIMP e Firefox, ad esempio.

Il suo autore, Steffen Macke, è morto a maggio del 2014.

Non so quasi niente di lui, tranne che programmava ed era molto attento alle frontiere dello sviluppo informatico. Ad, esempio, in uno dei suoi ultimi post su Twitter, nel 2014, parlava dell'importanza di Bitcoin.

Nella pagina delle donazioni a favore di Dia, aveva previsto la possibilità di donare in Bitcoin.

Chissà cosa penserebbe oggi Steffen, sapendo che gli erano stati donati nel 2012: 260 dollari, 25 Euro e 1.83 Bitcoin. Nel 2012 il cambio Bitcoin era circa 1 BTC = 7 USD. Alla valuta di oggi quei Bitcoin valgono più di 23 mila Euro!