16 giugno 2020

Android 4.4, figli e obsolescenza

Hai un vecchio telefono o tablet Android 4.4

Hai un minore di 13 anni.

Puoi dargli il dispositivo con un suo account Google?

TLDR: No.


Android Logo (2014)

Android Kit Kat, v. 4.4 è stato rilasciato alla fine del 2013, e manutenuto fino al 2017. Era ottimizzato per dispositivi di fascia bassa, e nel 2014 Android era il sistema operativo di 3 miliardi di dispositivi.

E' facile che, tra questi miliardi,  qualche vecchio telefono o tablet sia sopravvissuto fino ad oggi, a cinque anni di distanza.

Vorresti dare a tuo figlio di dieci o undici anni un vecchio telefono Android?
Beh, per usare la maggior parte delle funzioni, deve avere un account Google.

Facile: si va su accounts.google.com e si crea l'account. Tutto bene fino a quando non inserisci la data di nascita. Se ha meno di 13 anni, ti verrà indicato un generico errore "Ops, qualcosa non ha funzionato".

Scavi un po' e scopri che il giovane deve avere almeno 13 anni per creare un account Google. E l'alternativa?

L'alternativa c'è e si chiama Family Link, un app che va installata sul dispositivo del genitore, e su quello dei ragazzi.

    Google Family Link, app di controllo parentale per Android
Peccato che funziona solo su dispositivi Android dal 7.0 in su, e forse, ma forse, anche su qualche smartphone con Android 5 o Android 6, ma bisogna verificare modello per modello.

Insomma, vi sembra di fare le cose giuste, di fare economia, di riciclare, e di proteggere vostro figlio seguendo le indicazioni di Google, ma queste cose non sono compatibili fra di loro.

Mi riprometto di raccontarvi in un post successivo le strategie che ho usato per aggirare l'ostacolo.

Nel frattempo vi lascio un link che potrebbe fornirvi qualche indicazione:




02 giugno 2020

iPad: Spartiti digitali


Ho di recente acquistato un iPad, 5a generazione, con l'idea di digitalizzare il mio raccoglitore di spartiti musicali.

Per cominciare, ho deciso di esplorare i programmi più semplici ed economici, alcuni dei quali li ho trovati nel sito di un produttore di "girapagina bluetooth" per musicisti digitali.

Il primo che ho acquistato, a 5,49 EUR, è

Paperless Music


Molto semplice, ha solo due oggetti, lo spartito (music) e la raccolta (collection).

L'interfaccia è in inglese, ma potrebbe essere perché ho lasciato l'iPad in inglese.

L'utilizzo è molto semplice:
  1. aggiungi spartiti (tasto +), attraverso file PDF o immagini o file di testo, aggiungendo delle etichette, per tonalità, genere, ecc.
  2. crea delle raccolte (tasto +), scegliendo tra gli spartiti
Le raccolte possono essere comodamente usate come scaletta dell'evento o delle prove a cui suonate.  In entrambe è possibile ricercare, per genere, per tonalità ecc. I generi sono definiti dall'utente.

Per ora sembra tutto semplice e lineare, a meno di un problema con la lingua. Il correttore ortografico lavora nella lingua dell'iPad, e vuole modificarmi tutti i titoli italiani. Non ho trovato il modo di spegnerlo, né di indicargli un'altra lingua.

Vi aggiornerò.

Love Is Our Home

Love Is Our Home è in inglese, non mi risulta mai tradotto. E' del 1978 e anche fuori stampa anche se Amazon lo riporta, come qualche altro sito di libri usati.


Love is Our Home By Faith Lees

Io l'ho ereditato dalla zia Elizabeth, che ha avuto contatti con le persone e i fatti descritti.

E' stata una affascinante e piacevole lettura che mi ha immerso nella storia del movimento carismatico degli anni '60, di cui sono figli i miei genitori, i loro amici e io stesso.

E' un periodo storico che mi incuriosisce molto, con le sue variegate espressioni culturali, dagli Hippie ai Jesus Freak, dove comunque vedo un filo comune legato all'amore, all'apertura, alla condivisione di proprietà e di esperienze, in aperto contrasto con la vita politica ed economica fatta di Guerra Fredda, neo-colonialismo e materialismo.

Questo libro racconta le origini della Comunità di Post Green, che si è ufficializzata tra il 1975 e il 1985, ma ha le origini nelle esperienze spirituali vissute da Sir Tom Lees e sua moglie Faith negli anni '60.

L'idea di vivere in comunità attualmente non trova molto posto nella società occidentale, ed è sicuramente difficile e destinata quasi sempre ad estinguersi con l'uscita di scena dei promotori, come ci insegnano i movimenti monastici.

Vivere in famiglia è già difficile, e ci espone continuamente al problema di accettare ed amare noi stessi e gli altri. Vivere in comunità esaspera questo stato e ci mette continuamente in discussione.

Questo libro mi ha fatto meditare, e a voi giro le domande che mi ha provocato.

Vivreste in comunità?

Ci avete mai provato, o pensato?

Quali sono gli obiettivi che vi potrebbero portare ad un impegno e sacrificio del genere?