02 giugno 2020

iPad: Spartiti digitali


Ho di recente acquistato un iPad, 5a generazione, con l'idea di digitalizzare il mio raccoglitore di spartiti musicali.

Per cominciare, ho deciso di esplorare i programmi più semplici ed economici, alcuni dei quali li ho trovati nel sito di un produttore di "girapagina bluetooth" per musicisti digitali.

Il primo che ho acquistato, a 5,49 EUR, è

Paperless Music


Molto semplice, ha solo due oggetti, lo spartito (music) e la raccolta (collection).

L'interfaccia è in inglese, ma potrebbe essere perché ho lasciato l'iPad in inglese.

L'utilizzo è molto semplice:
  1. aggiungi spartiti (tasto +), attraverso file PDF o immagini o file di testo, aggiungendo delle etichette, per tonalità, genere, ecc.
  2. crea delle raccolte (tasto +), scegliendo tra gli spartiti
Le raccolte possono essere comodamente usate come scaletta dell'evento o delle prove a cui suonate.  In entrambe è possibile ricercare, per genere, per tonalità ecc. I generi sono definiti dall'utente.

Per ora sembra tutto semplice e lineare, a meno di un problema con la lingua. Il correttore ortografico lavora nella lingua dell'iPad, e vuole modificarmi tutti i titoli italiani. Non ho trovato il modo di spegnerlo, né di indicargli un'altra lingua.

Vi aggiornerò.

Love Is Our Home

Love Is Our Home è in inglese, non mi risulta mai tradotto. E' del 1978 e anche fuori stampa anche se Amazon lo riporta, come qualche altro sito di libri usati.


Love is Our Home By Faith Lees

Io l'ho ereditato dalla zia Elizabeth, che ha avuto contatti con le persone e i fatti descritti.

E' stata una affascinante e piacevole lettura che mi ha immerso nella storia del movimento carismatico degli anni '60, di cui sono figli i miei genitori, i loro amici e io stesso.

E' un periodo storico che mi incuriosisce molto, con le sue variegate espressioni culturali, dagli Hippie ai Jesus Freak, dove comunque vedo un filo comune legato all'amore, all'apertura, alla condivisione di proprietà e di esperienze, in aperto contrasto con la vita politica ed economica fatta di Guerra Fredda, neo-colonialismo e materialismo.

Questo libro racconta le origini della Comunità di Post Green, che si è ufficializzata tra il 1975 e il 1985, ma ha le origini nelle esperienze spirituali vissute da Sir Tom Lees e sua moglie Faith negli anni '60.

L'idea di vivere in comunità attualmente non trova molto posto nella società occidentale, ed è sicuramente difficile e destinata quasi sempre ad estinguersi con l'uscita di scena dei promotori, come ci insegnano i movimenti monastici.

Vivere in famiglia è già difficile, e ci espone continuamente al problema di accettare ed amare noi stessi e gli altri. Vivere in comunità esaspera questo stato e ci mette continuamente in discussione.

Questo libro mi ha fatto meditare, e a voi giro le domande che mi ha provocato.

Vivreste in comunità?

Ci avete mai provato, o pensato?

Quali sono gli obiettivi che vi potrebbero portare ad un impegno e sacrificio del genere?



28 marzo 2020

COVID-19: test per tutti


Vo' Euganeo è il paese in provincia di Padova che nel 2020 è divenuto tristemente famoso per essere il primo comune in Italia a registrare una morte per COVID-19, il 28 febbraio 2020.

Vo' è tornato poco tempo dopo sulle pagine dei giornali, anche esteri, (ad esempio il Guardian inglese) per essere stato sede di un esperimento unico in Italia di contenimento del COVID-19 attraverso il campionamento di tutta la popolazione residente.

Innanzitutto, riporto la fonte più vicina alla fonte primaria che sono riuscito ad individuare, la digitalizzazione di un documento della Azienda Zero della Regione Veneto.

La notizia è stata commentata anche sul Corriere della Sera, in un articolo del 15 marzo:
Coronavirus e «tamponi on the road»: perché non si fanno a tutti?

Image by mohamed Hassan from Pixabay

Dato che questa notizia forse non ha avuto il risalto che meritava, vorrei farle eco, qui nel mio blog, cercando di capire se effettivamente se ne può trarre qualche conclusione utile per la popolazione generale, o se debba rimanere una notizia da archiviare negli annali della medicina.

L'Azienda Zero,  che nel sito istituzionale non descrive la propria missione, secondo questo sito, sarebbe istituita nell'ottobre 2016 da Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, per essere "un unico ente in grado di orchestrare nel migliore dei modi gli acquisti, la formazione del personale, l’accreditamento delle strutture private e il monitoraggio dei costi standard delle Ulss venete".

La responsabilità di un ente regionale è sicuramente un passaggio importante, perché da quando la Sanità è stata demandata alle Regioni, (anni 1990 e riforme avvenute sulla base della legge delega 23 ottobre 1992, n. 421), non possiamo più aspettarci una direzione unica per tutto il paese Italia, ma tante reazioni e strategie decentrate regionali.Tanto che, in molte sedi, si è rappresentato l'esperimento come iniziativa del Presidente della Regione Luca Zaia.

Lo studio, finanziato dalla Regione con 150mila euro, è stato affidato al Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova diretto dal professor Andrea Crisanti.

L'esperimento riflette l'opinione di molti virologi che qualunque strategia efficace di contenimento parta dal campionamento intensivo e l'individuazione dei focolai, che siano individui, centri abitati o regioni.

E' (o era) un esperimento sostenibile in Italia? Facciamo due conti:

150.000 euro / 2800 test = circa 54 euro / test.

Questa cifra corrisponde alla cifra riportata da altre fonti (es. l'articolo del Corriere citato), di circa 30 euro a tampone. Più in generale i reagenti di kit PCR costano all'ospedale dai 20-30 euro in su, ma a questi sono da aggiungere i costi del personale che raccoglie e che analizza il campione, il costo del medico refertante, il referto stesso (che ad oggi non appare dematerializzato), e lo smaltimento del tampone (che è un rifiuto speciale, e state tranquilli che la mafia ci sta guadagnando).



Alla data del 27 marzo, in Italia abbiamo dichiarato circa 400.000 test eseguiti (fonte Wikipedia, articolo COVID-19 testing in inglese).

30 euro x 400.000 test = 12.000.000 euro



Come vedete dall'immagine, siamo molto vicini all'investimento fatto in Corea del Sud, che però, per una rigorosa gestione dell'isolamento individuale dei positivi, ha abbattuto il numero dei positivi di circa dieci volte.

Le due popolazioni non sono direttamente confrontabili, ma il messaggio è chiaro: i test li abbiamo fatti qui e lì.
In Italia in generale,  abbiamo aspettato che si ammalassero e avessero i sintomi.
A Vo' e in Corea del Sud il campionamento generalizzato fatto subito ha consentito di identificare e isolare il contagio in tempi rapidi.

Torniamo alla domanda: sarebbe stato sostenibile in Italia?

Supponiamo di aver potuto fare un campionamento a tappeto, su un italiano ogni cento, ossia 60M/100 = 600.000 test, avremmo speso 30 x 600.000 = 18.000.000 di euro, probabilmente sostenibile, visto quello che abbiamo già speso.

Ma chi avrebbe potuto organizzare e autorizzare questa spesa? Nessuno, perché la Sanità è Regionale, e non c'è un coordinamento nazionale efficace.
E siamo capaci di gestire le emergenze e la disseminazione delle informazioni in Italia? Neanche.
E abbiamo il controllo del territorio? Nemmeno, basta guardare da quanti anni lottiamo con la criminalità organizzata.


Dal report e dai dati disponibili fin'ora vediamo che fino a 45 anni, abbiamo sei volte meno la probabilità di infettarci e di esssere portatori.

Per la mia generazione e più giovani non ci sono grossi problemi di salute, ma la vecchiaia e l'immobilità di questa nazione si ripercuotono pesantemente sull'economia e sulla qualità della vita.

Quindi, prepariamoci ad un lungo decorso, con strascichi economici e impatti sociali pesanti. Il ticket questa volta è grosso e le rate andranno avanti per mesi.

25 febbraio 2020

Coronavirus e visalizzazione dati

Il mio lavoro quotidiano spesso ruota attorno alla rappresentazione di dati raccolti in campo.

In questi anni di 'big data' e 'infografica' le tecniche per la rappresentazione grafica di dati in modo da convogliare informazioni sono molto di attualità e vedono ogni giorno nuove proposte e nuove tecniche.

In questi giorni sono incappato in un sito che propone un aggiornamento giornaliero sulla diffusione del COVID-19.



https://www.worldometers.info/coronavirus/

Worldometer è un sito commerciale che offre servizi di raccolta e pubblicazione dati in tempo reale. Include contatori per la popolazione mondiale, per l'economia, la società e, pagando, qualunque altra cosa misurabile su internet che vogliate documentare. Pagando una licenza potete includere un loro contatore sul vostro sito.

Se dovessi sceglierne uno, mi piacerebbe questo, che conta il numero di blog post scritti oggi:


La rappresentazione dei dati non è particolarmente curata nello stile o la grafica, ma semplice, lineare e di facile lettura.

A parte la materia, un po' triste, a me sembra un bel esempio di DataViz, e a voi?


06 febbraio 2020

Armadio IKEA PAX: aggirare l'angolo

Abbiamo pensato di nascondere alcuni oggetti di uso comune sparsi per la sala pranzo in un armadio.

Dopo qualche mese di indagini, di consultazioni su Pinterest e centinaia di foto trovate da Google,  abbiamo pensato ad un armadio bianco, poco profondo, per non rubare troppo pavimento alla nostra sala.

Guarda caso, corrisponde ad una delle possibilità offerte dalla gamma PAX di IKEA: profondità 38cm circa, pensato proprio per gli ingressi, le sale e tutti gli altri posti che non sono le camere e le cabine armadio.

Nella nostra fantasia, l'armadio girava anche l'angolo della sala, e dava continuità alle proporzioni tra muri e finestre.

https://www.ikea.com/it/it/cat/pax-guardaroba-componibile-19086/

Epperò.

Epperò, il modulo ad angolo esiste, ma solo per i moduli profondi 50cm. Ahi.

Epperò, se uno ci tiene tanto, lo trova un modo.

E pensa che ti ripensa, alla fine questo angolo da 38cm l'abbiamo fatto uscire.

Dato che non l'ho trovata documentata altrove, voglio rendervi partecipi dell'idea e della sua realizzazione.

Ho preso un modulo da 75cm, e l'ho 'annegato' nell'angolo, lasciando fuori lo spazio per un'anta da 50cm.
Putroppo perdo la differenza di 38 - 25 = 13 cm nell'angolo.

schizzo in pianta


vista dall'alto

OK, mi direte. Ma cos'è quella zona marrone in truciolato tra i due armadi?
Beh, nel progetto iniziale, se osserverete attentamente, non ho disegnato i pomelli delle ante.

Uno dei miei capi mi citava spesso una frase del tipo "The devil is in the detail" ossia, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. 
Il pomello, per quanto piccolo, occupa anche lui dello spazio, e interferisce con l'anta che fa angolo. Non solo, l'anta stessa del modulo ad angolo fa un percorso, nella sua estremità, che interferisce con l'anta vicina, che è in rilievo rispetto alla struttura.

Per questo motivo ho dovuto inserire un distanziale di 3,6cm fra i due moduli, sul lato lungo, costituito da due pannelli in truciolato spessi 1,8mm, opportunamente bordati di bianco.

le due ante dell'angolo, e il distanziale

particolare del pomello e distanziale
Aggiornamento, 27 febbraio 2020:
Lo stesso problema era stato posto nel sito degli IKEA Hackers, e già che mi ero impegnato a documentare una soluzione, l'ho proposta a loro come "hack".

La trovate, in inglese, a questo link:
https://www.ikeahackers.net/2020/02/pax-corner-wardrobe-35mm.html

16 gennaio 2020

Prestazioni, RAM e XMP su portatile HP

Recentemente, per lavoro, ho indagato alcuni strumenti per documentare le caratteristiche e misurare le prestazioni di un computer.

Ad esempio, uno strumento gratuito che documenta le caratteristiche della CPU e della RAM di un PC si chiama CPU-Z. L'ho installato sul portatile del lavoro, l'ho lanciato e mi ha descritto nei minimi dettagli la configurazione del portatile che utilizzo.


Uno strumento gratuito per misurare le prestazioni di un sistema Windows è UserBenchmark .

Anche questo si scarica, si installa e si lancia, e in automatico parte con una serie veloce di verifiche. I risultati vengono caricati sui propri server e visualizzati dal loro sito web.

Mi ha verificato la CPU, la RAM e il disco rigido, e per ciascuno ha fornito un indice che ha confrontato con quelli del suo database, ossia degli altri utenti che hanno utilizzato il programma.

Il risultato dei test sulla RAM mi segnala che l'indice misurato è inferiore alla media, e forse anche alle possibili prestazioni dei componenti.


Mi dice di verificare se è abilitato l'XMP.


Ma cos'è l'XMP?  E dove si accende?

Wikipedia ci illumina, come anche il sito Tom's Hardware.

XMP è una sigla che si traduce in: Extreme Memory Profile. Si tratta di un settaggio nel BIOS che consente di alla CPU di accedere alla RAM con frequenze più elevate di quelle 'standard'.

Più fatti, meno parole: decido di entrare nel BIOS del mio portatile e verificare se questa impostazione è abilitata o meno.

La prima difficoltà sta proprio nell'accesso ai parametri del BIOS. Devo riavviare la macchina e premere un tasto che potrebbe essere ESC, F2, F6 o F10 o DEL.

Dopo alcuni tentativi e ricerche su internet, scopro che per gli HP Notebook 15, il tasto corretto è ESC, da premere varie volte al riavvio. Se sono stato abbastanza veloce e insistente, mi propone un menù, tra le cui voci vi è "BIOS Settings" con il tasto F10.

Una volta entrato cerco la voce XMP.

Con notevole sorpresa, scopro che le impostazioni possibili sono meno di 10. Dove saranno scomparse tutte le altre voci? E soprattutto, perché non vedo XMP?

La risposta la trovo in un forum di utenti HP, in una discussione del 2014, riconfermata in una del 2019 :
HP does not usually provide a XMP Bios based setting.
I computer HP sono progettati per funzionare con i settaggi di fabbrica, che sono testati e garantiti. Niente overclocking, nessuna personalizzazione della scheda madre.

Quindi, in sostanza, ho fatto un bel giro a vuoto. L'ottimizzazione delle prestazioni non è una priorità per i muletti del lavoro. Se volete un PC performante, fate meglio ad assemblarlo da voi stessi.


01 gennaio 2020

Montessori, Mason, Steiner

Vi ripropongo, per sommi capi, un articolo divulgativo di Jean Miller sui diversi approcci alla scuola in casa, che ho trovato in inglese.


Un confronto tra metodi di scuola in casa: Charlotte Mason, Montessori e Steiner

Prima di avere figli, ho studiato didattica a scuola. Mi hanno insegnato che i bambini inseriti in una didattica della manualità hanno risultati migliori di quelli che non lo sono.

Così, quando arrivarono dei figli e decidemmo di fare scuola in casa, mi applicai per capire meglio questi approcci che favoriscono la manualità. Sapendo che i metodi di Charlotte Mason, Montessori e Steiner/Waldorf sono tutti esperienziali e rispettano l'individualità del bambino, ho cercato di rapportare questi approcci con le esigenze della nostra famiglia.

Oggi condivido con voi quello che ho imparato.

La mia esperienza personale

Ho sperimentato ognuno di questi metodi in misura maggiore o minore: proverò a raccontarvi le mie impressioni.

Dopo la laurea, ho lavorato per un anno in una classe Montessori 3-6 anni, e, per alcuni anni successivi, ho venduto materiali Montessori artigianali.

Ho usato alcuni materiali di Charlotte Mason a casa nostra quando i ragazzi hanno cominciato la scuola media e oltre.

Ma il grosso della mia esperienza è con il metodo Steiner/Waldorf perché è quello che ho scelto per la nostra famiglia. Ho educato tre figli a casa per più di venticinque anni e condotto lezioni ispirate al metodo per parecchi piccoli gruppi. 

Le radici storiche

Al di là delle mie esperienze personali, cerchiamo di capire le origini di questi metodi.

I proponenti di questi approcci condividevano tutti l'aspirazione di combattere una istruzione "industriale", cioè la tendenza a formare i bambini per un impiego specifico nel mondo del lavoro, fin dalla tenera età.

Nessuno di loro ha promosso l'uso di libri di testo o delle verifiche. Nonostante fossero di paesi diversi (Inghilterra, Italia, Germania), tutti desideravano profondamente costruire un mondo migliore.

Ciascuno di loro ha creato un metodo che promuove la natura spirituale e fisica del bambino, a partire da un fondamento di arti liberali

Per questi motivi ho un profondo rispetto per tutti e tre gli approcci.

Il metodo di Charlotte Mason

Il metodo di Charlotte Mason fu il primo dei tre, presentato nel libro Home Education del 1886. In Inghilterra la Mason creò un movimento (Parents' Educational Union)  per aiutare i genitori ad istruire i figli in età prescolare a casa o in piccoli gruppi.

Charlotte Mason sosteneva che i genitori dovevano essere i primi insegnanti dei propri figli, e quindi avrebbero beneficiato dalla comprensione dei principi fondamentali dello sviluppo infantile. A questo scopo pubblicava un bollettino mensile.

Oggi si trovano ancora scuole che utilizzano il metodo Mason. I suoi scritti sono stati ripubblicati negli anni '80 con rinnovato successo.

Il metodo Charlotte Mason è caratterizzato da brevi lezioni di 10 o 20 minuti per non stancare, e l'uso di "libri vivi" che insegnano "pensieri nobili", in parziale sostituzione dell'insegnamento diretto dei docenti.

Il metodo Montessori

Maria Montessori inaugurò la prima Casa dei Bambini a Roma nel 1907, per dare del "lavoro vero" a bambini che non avevano ordine e struttura nella loro vita.

Aveva scoperto che, fornendo a questi bambini, provenienti da famiglie di basso reddito, materiali presi dal "mondo reale", si sviluppavano e rimanevano concentrati per ore. Giunse alla conclusione che i bambini preferiscono fare cose "vere" rispetto al gioco di fantasia.

Il metodo Montessori è caratterizzato da bellissimi materiali didattici che contengono un metodo di "controllo dell'errore", che consente ai bambini di lavorare da soli e di verificare il proprio operato.

In una classe montessoriana, i bambini imparano "da soli" in un ambiente "preparato" dopo che l'insegnante ha impostato i materiali e trasmesso le attività. I bambini apprendono utilizzando i cinque sensi, al proprio ritmo. Dagli ultimi anni delle elementari i ragazzi lavorano in maniera indipendente a progetti di ricerca.


Il metodo steineriano


Rudolf Steiner aprì la prima Scuola Waldorf nel 1919 per i figli degli operai. Il suo obiettivo era di educare alla libertà e all'apertura del cuore attraverso le arti nel contesto dell'Europa del primo dopoguerra. (vedi articolo di Wikipedia)
Il suo approccio inserisce le arti in ogni lezione come mezzo per rafforzare la volontà e portare gioia nell'apprendimento.

Un asilo steineriano presenta molti oggetti naturali da manipolare e giochi aperti che i bambini possono utilizzare per ricreare scene di vita reale e dei racconti.
Nel corso delle elementari, le materie vengono insegnate utilizzando racconti, e i bambini registrano le cose imparate usando il disegno e la scrittura nei quaderni assemblati da loro stessi, detti quaderni della lezione principale. Questi quaderni autocostruiti sostituiscono i libri di testo e le schede.

Differenze e somiglianze tra gli approcci

E' interessante notare che tutti e tre i metodi sono favorevoli ad un ambiente 'casalingo' negli anni dell'infanzia, e a passare molto tempo all'aperto. Questo è sicuramente possibile a casa!
Negli anni delle elementari, le differenze principali si notano nella quantità di tempo dedicato al lavoro indipendente e da chi o cosa arriva l'insegnamento.
Montessori incoraggia maggiormente l'apprendimento autonomo e i materiali hanno il compito di insegnare.
Con l'approccio di Charlotte Mason, l'insegnamento è delegato ai libri.
Nella pedagogia Waldorf si privilegia l'interazione personale e l'insegnamento avviene attraverso un canale umano.
Ho imparato che la quantità di lavoro autonomo può essere tarato a casa in base alle esigenze della specifica famiglia. In generale, più sono i bambini e le resposabilità gestite da Mamma, più è costretta a trovare modi e situazioni in cui l'apprendimento avviene in autonomia, specialmente quando i ragazzi crescono.
E questo non è una cosa negativa. Anzi, l'obiettivo è di formare uno studente autonomo per quando lascerà casa per andare al college.
Tra i tre metodi, Waldorf e Charlotte Mason si assomigliano di più nell'approccio all'apprendimento. Nella scuola Waldorf, le arti costituiscono una parte importante di ogni lezione e contribuiscono a rinforzare la volontà del bambino. Charlotte Mason sosteneva che le abitudini allenano la volontà.
In entrambi i metodi le lezioni vengono costruite attorno ai 'libri vivi' e racconti elaborati. 
La differenza principale sta nella lunghezza delle lezioni: per Charlotte Mason, devono essere brevi e passare spesso da un argomento ad un altro. Nel metodo Steiner le lezioni durano da un'ora e mezza a due ore e affrontano lo stesso argomento per settimane, come nei testi della scuola tradizionale.


Il pezzo originale:

Comparing Homeschooling Methods: Charlotte Mason, Montessori, and Waldorf

https://ihomeschoolnetwork.com/comparing-homeschooling-methods/

Se volete una traduzione più completa, basta aprire l'articolo in Chrome e chiedere al browser di tradurvi la pagina... :-)